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venerdì 6 gennaio 2017

Oscenitudini: I Fotoromanzi!


Era tanto che volevo aggiungerli alla nostra lunga lista di oscenitudini!
Lo so che non fanno propriamente parte della nostra infanzia ma io ne ho un ricordo abbastanza nitido..soprattutto perché mia madre, mia zia e mia nonna ne erano grandi appassionate.

 Io invece mi divertivo molto ad inventare i dialoghi, e questo anche quando non sapevo leggere ancora. Li ho sempre considerati dei fumetti per grandi. Ed in fondo quello sono.

Ovviamente esistevano riviste monotematiche con nomi assurdi tipo KOLOSSAL, IDILLIO, GRAND HOTEL e chissà quanti altri..ma erano anche su Cioè o su Magazine o Top Girl ( MAGAZINE! ditemi che è stato tolto del tutto dalla circolazione!) diciamo negli anni 80/90.
In entrambi i casi erano inquietanti, avevano delle pose rigidissime ed erano inquietanti.
Non vi so dire se esistono ancora, ma credo di si.

Voi ne avete visti di recente?
Li ricordate?
In alto potete ammirare la plasticità di Massimo Ciavarro, ma vi lascio anche una scena super vintage, giusto per rendere l'idea. ^_^

Al prossimo Post! ^_^

giovedì 17 dicembre 2015

Giocovedì - La trottola

Non ve lo chiedo nemmeno perché questa cosa la ricordate e la conoscete tutti: sto parlando della trottola.

Nelle più svariate forme e colori, la trottola ha origini antichissime risalenti addirittura ai Greci e ai Romani, ed oltreoceano agli indiani pre-colombiani.

Lo scopo del gioco è quello di fare lanci precisi per far sì che la trottola giri più tempo possibile, ma in antichità erano vere e proprie sfide a due in cui l'obiettivo era quello di distruggere la trottola avversaria e prenderne la punta come trofeo.

Una variante della trottola è quella ideata appositamente per i bambini piccoli: decorata con diversi disegni e colori, ha un funzionamento a molla e una base su cui poggiarsi prima di iniziare a girare.

Sembrerà strano ma la trottola, essendo uno strumento che sfrutta l'energia cinetica, è anche fonte di studi matematici: esistono infatti diverse formule per calcolare e descriverne i movimenti.

Io, di trottola, oltre a quelle d'infanzia (ormai perdute) avevo lo "Strummolo": antica versione napoletana completamente in legno, con la punta metallica, e delle scanalature orizzontali per permettere un migliore avvolgimento della corda. Ci ho giocato parecchio, anche se farla ruotare non era per niente facile... soprattutto se ci provavi sulle mattonelle di casa (rischiavi, oltretutto, pure di scheggiarle, vista la punta di metallo!).

Beh, questo è il mio strummolo (o ciò che ne rimane, visto che ho perso la corda):


Voi che trottola avevate? Avete degli aneddoti legati a questo gioco?

Lasciateci scritta la vostra esperienza in un commento! Alla prossima!

giovedì 12 settembre 2013

La pantera rosa

I più grandi di voi, al suono di questa parola, forse riporteranno in mente i film con Peter Sellers nei panni dell'ispettore Clouseau, mentre tutti gli altri penseranno al personaggio animato. Ma la famosa pantera dei cartoni nasce proprio da lì, dai titoli di testa di quei film, lo sapevate?

Infatti il personaggio venne ideato per i titoli iniziali della serie di film del regista americano Blake Edwards, il cui primo si intitola proprio La Pantera Rosa (che nel film, in realtà, è il nome di un preziosissimo diamante).
Peter Sellers
Pensate, questa animazione iniziale, accompagnata dalla celeberrima sigla divenuta poi simbolo del personaggio, è stata talmente entusiasmante per le persone in sala il giorno della prima, nel lontano 1963, che i giornali di allora dissero: "Le animazioni dei titoli sono meglio del film stesso".

Ma in questo post non voglio parlarvi dei film, benché del cartone animato.

Lo spudorato successo portò a creare una serie di cortometraggi (123 per la precisione) con questo personaggio: una pantera di colore rosa, dal fisico filiforme e dal portamento aristocratico, elegante e sofisticato (infatti nella sigla di apertura fuma una sigaretta usando il bocchino).

Le storie vengono rappresentate in un mondo stilizzato, fatto di poche linee. La Pantera Rosa, pur non parlando mai, compie azioni divertenti e surreali, che creano sia negli adulti che nei bambini un sorriso per le situazioni buffe che si susseguono. La vittima ricorrente nelle sue storie è la caricatura dell'ispettore Clouseau: rappresentato come un ometto buffo, basso, e con un naso enorme con baffi sottili.

Nel 1968 la NBC inizia a trasmettere i cartoni animati in America, diffusi poi in tutto il mondo. Nel 1985 i diritti passano ad Hanna e Barbera, e negli anni '90, col passaggio a Metro-Goldwyn-Mayer la Pantera Rosa inizia a parlare (e guarda caso, qui in Italia, è doppiata dall'onnipresente Pietro Ubaldi... c'era qualche dubbio?).

Nel 2010 è stata prodotta una nuova serie animata, che va tutt'ora in onda, denominata "La Pantera Rosa & Co.". Sinceramente non mi è mai capitato di vederla.

Oltre ai numerosissimi cartoni animati, della Pantera Rosa sono stati prodotti infiniti gadget: dalle sorprese Kinder agli accessori, dai giocattoli ai peluche. Persino i gelati!

martedì 20 agosto 2013

Slinky

Chi di voi non ha mai avuto uno Slinky (o più di uno) in vita sua? Era, ed è, il giocattolo più semplice e ipnotico che sia mai esistito.

Facciamo un po' di storia:

Lo Slinky è una molla elicoidale flessibile inventata dall'ingegnere navale Richard James nei primi anni '40 (è veramente vecchio come gioco!!), e alla sua prima presentazione andò a ruba vendendo 400 copie in soli 90 minuti!
Il gioco poteva essere utilizzato sostanzialmente in due modi: facendolo oscillare tra le mani o lasciandolo scendere per una rampa di scale sfruttando la forza di gravità e dando un illusorio senso di levitazione (voi ci siete mai riusciti? A me si fermava dopo 2 gradini!). Qui di seguito vi pubblico due foto dei metodi appena citati:

 

Visto l'enorme successo del gioco, nel 1952 Helen Malsed scrisse una lettera alla compagnia di James per avviare la produzione di giocattoli basati sullo Slinky. Da lì nacque lo Slinky Dog (sì, quello che c'è anche in Toy Story!) e lo Slinky Train.
Questi giocattoli non ebbero molto successo, ma lo Slinky Dog fu rimesso in produzione dopo il successo del sopracitato film della Pixar.

Qui la foto delle due versioni a confronto:

 

Oltre alla versione metallica e a quella "integrata" in giocattoli, c'era anche la versione in plastica.
Questa particolare versione aveva una particolarità: era in diversi colori, a volte anche mischiati tra loro (o double-face), e tutto per dare un effetto di colore spettacolare durante il movimento.
Di Slinky in plastica ne avevo 2: uno completamente arancione di media misura ed uno verde da un lato e celeste dall'altro un po' più grande. Sfortunatamente le ho da parte nei soliti scatoloni e quindi non posso far loro foto.

Ma posso sempre pubblicare quelle dello Slinky di Lyndin, double-face grande di colore viola e indaco, e di uno mio color arcobaleno in versione mini che ho comprato qualche anno fa in un negozio di casalinghi e che ho ancora su un mobile a casa. Eccoli qui:

Slinky di Lyndin
Slinky di Fra Stiller

Con queste immagini chiudo il post, dando il bentornato a tutti quanti dopo le ferie di ferragosto. Continuate a seguirci fedelmente. Alla prossima :)

P.S.: Se vi state chiedendo cosa sia quella cosa in alto a destra nella colonna laterale, abbiamo deciso di implementare uno spazio pubblicitario al nostro blog. Ci auguriamo non vi infastidisca nella navigazione.

giovedì 6 giugno 2013

Vecchie abitudini: Le foto sul balcone.

In gruppo.
In solitaria.
Con i giochi. Senza.
In posa.
Col vestito buono. Con l'aria scazzata.

Tutti, e dico tutti, abbiamo foto in posa, sul balcone.
Magari in età diverse, ma sempre  lì.

E questo anche se a casa vostra, il balcone, non c'era.
Magari dalla zia, dalla nonna, da amici, ma non c'era scampo.
Il balcone si prendeva in prestito, e click click.

Ancora ignoro cosa spingesse a farsi le foto lì.
Forse per la luminosità?
Per fare una foto "atipica" fuori casa?
Forse perché "dai che viene meglio"?
Chi lo sa.

Di fatto, soprattutto recentemente, mi è capitato di vedere un sacco di foto di nostri coetanei,
(ma anche di qualche anno in più) ambientata sempre sull'amata terrazza.

Sto per fare una domanda retorica, lo so, ma :
Voi ne avete?  :P


mercoledì 27 marzo 2013

50 anni con Calimero

"Tutti ce l'hanno con me perché sono piccolo e nero... è un'ingiustizia, però!"

Questa frase ci ha accompagnato per tanti e tanti anni... e proprio oggi ricorre il cinquantesimo compleanno del pulcino più famoso del mondo animato: Calimero.

Visto che lo conosceranno tutti, mi sembra alquanto inutile parlare di lui... per questo passo direttamente a farvi un po' di storia dello storico pulcino:

Calimero nasce dalla matita di Nino e Toni Pagot, e appare per la prima volta in televisione il 14 luglio 1963 nelle animazioni pubblicitarie di Carosello per la società di detersivi Mira Lanza (AVA).

Nel primo Carosello è presentato come il quinto di una covata della gallina veneta Cesira, ma essendo completamente nero, la mamma non lo riconosce. Non abbandona mai del tutto l'uovo da cui si è schiuso, ed un giorno vede un cane che inizialmente scambia per la sua mamma. Dopo una serie di avventure da "brutto anatroccolo" si riscatta grazie all'aiuto dell'olandesina che capisce che Calimero non è nero, ma solo sporco (da lì nasce il famosissimo "Ava, come lava!").

Il personaggio di Calimero e i comprimari della serie hanno avuto e hanno ancora oggi un ruolo in numerose altre attività promozionali e di merchandising oltre a quella originale, apparendo di volta in volta su articoli di abbigliamento e generi alimentari, accessori e prodotti scolastici e gadget.

Oltre alle storie originali di Carosello, con questo personaggio sono stati realizzati 290 episodi a colori e la Toei Doga con lo Studio Rever produsse due serie televisive in coproduzione con la RAI: una di 47 puntate tra il 1974 e il 1975, ed un'altra di 52 fra il 1992 e il 1993 (con la sigla cantata da Cristina D'avena).
Inoltre, per celebrare il cinquantenario del pulcino, nel 2013-2014 verrà trasmessa su Raidue una nuova serie di 104 episodi da 11 minuti ciascuno.

Curiosità: Il nome Calimero viene dalla chiesa milanese di San Calimero, luogo in cui si è sposato Nino Pagot, creatore del pulcino.

Chiudo così questo post, ma prima vi lascio con il celeberrimo Carosello "Ava, come lava!"


A presto!

lunedì 9 gennaio 2012

La cucina dei sogni - Barbie

Come promesso qualche post fa, eccomi qui a parlare della "Cucina dei sogni" di Barbie.
Sostanzialmente si trattava di una cucina ad "isola".
Era tutto un pezzo, con un divisorio fuxia centrale, che divideva l'area "lava-lava" dall'area "cuoci-cuoci".
Non era gigantesca ma nemmeno proprio "piccola".
Ripeto, nella casa a tre piani, non mi entrava.

C'è da dire che, però era molto ben organizzata:


Come dicevo..
da una parte c'era il lavello, lavastoviglie -fortunella- ed un paio di scomparti per le pentole.
Dall'altra i fornelli col forno.
E spendiamole due parole per i fornelli :
Erano ad induzione di calore.
Finti eh, ma rendevano l'idea.
Infatti se spingevi il tastino giallo, il fornello si "accendeva",  mettendo sotto alla griglia, uno strato giallo.
Ma non finisce mica lì...

Nel Mezzo, sotto al divisorio di cui parlavo prima c'era  uno spazio occupato da un minifrigorifero, sempre stiloso eh,  mentre e dal lato opposto, c'era un tavolino pieghevole con le ruote.
Praticamente un carrello che diventava tavolino da aperto.
Ma la cosa più divertente erano gli accessori...